L’IMPATTO AMBIENTALE DELLE VIDEOASSEMBLEE E DEGLI ALTRI STRUMENTI INFORMATICI

Ricorre in questi giorni il trentacinquesimo anno dalla più grande catastrofe nucleare mai avvenuta.

C’è chi parla di errore umano e chi parla di errore nella progettazione della centrale.

Il giorno antecedente l’esplosione doveva essere eseguito un test che prevedeva lo spegnimento del reattore, ma iniziata la procedura è arrivata una comunicazione dal gestore dell’energia di sospenderlo perché un’altra centrale aveva dei problemi e doveva essere garantita la produzione di energia. Così il reattore numero 4 della centrale di Chernobyl ha continuato a funzionare a metà della sua potenza e quando dopo una decina di ore i tecnici hanno ripreso il processo di spegnimento, il reattore era diventato instabile perché non era progettato a lavorare così a lungo a potenza ridotta ed è esploso.

Sempre in questi giorni, ma dello scorso anno eravamo in peno lockdown, periodo in cui un po’ tutti ci siamo attrezzati per lavorare da casa. Nel contempo abbiamo scoperto l’esistenza di programmi per tenere le assemblee da remoto con la duplice funzione di utilizzarlo per la formazione e per le assemblee condominiali.

Passato l’entusiasmo iniziale di non dover uscire di casa e di non dover prendere la macchina per

recarsi ad un’assemblea hanno iniziato ad comparire articoli circa l’impatto ambientale di queste tecnologie.

A marzo 2020 si è registrato un aumento del traffico internet del 20%. A questo dato aggiungiamo che si stima che appena alla fine del 2022 si raggiungerà il traguardo di portare il 60% della popolazione online.

Complice il cambiamento climatico e non solo l’incremento della trasmissione dei dati sul web la nostra società richiede una sempre maggiore quantità di energia.

Questo ha portato alla luce che certi comportamenti che riteniamo green in realtà un certo impatto ambientalo lo hanno.

Uno studio condotto dai ricercatori della Purdue University, dellaYale University e del Massachusetts Institute of Technology, ha messo in risalto che un’oradi videoconferenza emette da 0,15 a 1 kg di CO2.

Giusto per fare un parallelo un litro di benzina produce circa 2,34 kg di CO2.

Dallo stesso studio è anche emerso che basterebbe tenere spenta la videocamera per ridurre queste emissioni del 96%.

Atro strumento utilizzatissimo è la posta elettronica che ha visto i suoi esordi fin dalla nascita di internet.

Chi ha iniziato ad usare Internet ancora negli anni ‘90 ha subito notato le potenzialità di questo strumento, così non ci è voluto molto affinché le e-mail prendessero rapidamente il posto delle tradizionali lettere affrancate per arrivare ai giorni nostri che grazie alla posta elettronica certificata, sono riuscite a sostituire anche le lettere raccomandate.

Se da un lato osserviamo una riduzione di emissioni che spaziano dalla produzione della carta fino al carburante usato dal portalettere, dall’altro le e-mail non sono ad impatto zero come molti credono.

Il problema è stato affrontato in diversi Paesi:

in Francia, l’agenzia per l’ambiente Ademe, sostiene che l’invio di otto e-mail ha lo stesso impatto ambientale di una vettura che percorre un chilometro.

Una e-mail con un allegato da 1 Megabyte emette circa 19 grammi di CO2.

In Inghilterra il Guardian ha stimato che quotidianamente vengono inviate 250 miliardi di e-mail, di cui l’80% sono spam quindi moltiplicando questo dato per quello fornito da Ademe sarebbe paragonabile ad una vettura che percorre quotidianamente 4.750 miliardi di chilometri.

Sempre l’Inghilterra ha affidato una analisi simile a Ovo Energy ed è emerso che inviando solo le e-mail strettamente necessarie si avrebbe un risparmio di 16 tonnellate di CO2 e così è nato lo slogan “Think before you thank” con lo scopo di non far spedire mail di ringraziamento al quale è seguito un sondaggio ed il 71% degli intervistati ha risposto di non essere interessato alla ricezione di e-mail di ringraziamento.

In Germania, il servizio consumatori bavarese Verbraucher Service Bayern ha addirittura paragonato l’impatto ambientale di una mail a quello di un sacchetto di plastica.

Ecco allora che cambiando approccio verso questo strumento permetterebbe anche un maggiore rispetto ambientale. Ho sintetizzato tre semplici regole che sarebbero da applicare:

1) rileggere il contenuto prima di spedire;

2) ricordarsi degli allegati;

3) evitare di mandare mail di ringraziamento.

Sarebbe opportuno attuare un altro comportamento ovvero quello di svuotare regolarmente il server dalle mail perché sono archivi che assorbono energia.

Altro strumento che ha preso molto piede negli ultimi anni e per molti è diventato addirittura un sostituito della e-mail sono i programmi di messaggistica istantanea, ma anch’essi impattano sull’ambiente.

Si stima infatti che il 4% delle emissioni di CO2 del pianeta sia attribuibile al solo trasferimento di dati.

Sempre per fare un parallelo si stima che le emissioni globali del traffico aereo siano il 2.5%.

Queste informazioni sono chiaramente in possesso anche dei grandi operatori del settore, Apple, Google, Microsoft ecc. che sono impegnate nello sviluppo di server a basso impatto ambientale. Alibaba, per esempio, utilizza l’acqua di un lago per il raffreddamento dei suoi server.

Proprio con l’intento di ridurre l’impatto ambientale il futuro sembra orientarsi verso l’edge computing ovvero dei piccoli data center che essendo vicini ai dispositivi degli utenti ridurrebbero il traffico di dati e quindi le emissioni di CO2.

L’incidente di Chernobyl ha fatto da scuola e pertanto è difficile che possa ripetersi, ma non possiamo evitare incidenti nucleari dovuti a calamità naturali come è successo a Fukushima.

La richiesta di energia è in continua crescita, ma possiamo affrontare questa maggiore richiesta senza ricorrere allo sfruttamento di fonti rinnovabili?

L’Italia aveva quattro centrali nucleari, oggi tutte chiuse, ma resta che il fatto che in Europa ci sono e distano pochi chilometri dal nostro confine pertanto il rischio di un nuovo incidente permane, pur essendo oggi minimo e resta di attualità il problema costituito dallo stoccaggio delle scorie prodotte da queste centrali e l’impatto ambientale che queste avranno dopo il loro smantellamento.

Dobbiamo quindi, anche quando usiamo un pc, farlo in modo consapevole avendo l’accortezza di eliminare il superfluo in un’ottica di risparmio energetico, obiettivo sempre più importante da perseguire.