Per capire appieno le potenzialità delle blockchain dobbiamo prima capire cosa sono. Le possiamo considerare come degli archivi digitali condivisi e decentralizzati che contengono delle informazioni che sono veramente molto difficili da modificare. Le blockchain si compongono di tre elementi:
- – i dati che vengono memorizzati in quel blocco;
- – l’hash che è una stringa alfanumerica che identifica quel blocco, e
- – l’hash del blocco precedente, che è proprio questo a dare origine alla catena e a renderla così sicura.
Se un blocco venisse manomesso, anche l’hash di quel blocco verrebbe modificato compromettendo la validità dei blocchi successivi. Manomettere un blocco non è poi così difficile, soprattutto se ci si affida alla velocità di calcolo dei processori moderni e per evitare che questo possa avvenire la blockchain utilizza un protocollo crittografico chiamato proof of work consistente in una richiesta di calcoli aggiuntivi necessari a rallentare la creazione di nuovi blocchi e rendere molto più complesse operazioni di hackeraggio.
Un’altra caratteristica che garantisce la sicurezza di una blockchain è la decentralizzazione e questo avviene attraverso una rete peer to peer alla quale chiunque può accedere e partecipare diventando così un nodo ed ottenendo una copia completa della blockchain in modo da poter verificare che tutto sia in ordine. Quando viene creato un nuovo blocco questo viene in inviato a tutti i nodi della rete che verificano che questo blocco non sia stato manomesso e se è tutto corretto ogni nodo aggiunge questo blocco alla propria blockchain.
Se invece un nodo aggiunge un blocco che è stato manomesso questo verrà respinto dagli altri nodi della rete. Ed è proprio questa architettura a dare sicurezza e garanzia della blockchain perché per manomettere con successo la blockchain bisognerebbe manomettere tutti i blocchi della catena.
La blockchain risulta quindi un ottimo strumento per registrare i dati in modo trasparente, perché tutti possano vedere cosa c’è dentro. Ma come può essere utilizzata?
Il maggiore utilizzo riguarda le criptovalute, infatti quando nel 2008 è stato lanciato il Bitcoin questo ha permesso alle persone di effettuare transazioni direttamente tra loro, senza doversi affidare a terzi come le banche. Da allora sono state create oltre 1600 diverse criptovalute. Ma guardiamo oltre le criptovalute.
Diamo un’occhiata a come la tecnologia possa essere utilizzata al di fuori di questo campo.
Partiamo dalle automobili. Qual è il rischio maggiore quando si compra un’automobile usata? Sicuramente quello che i chilometri che segna il contachilomentri non siano quelli reali. Sebbene da qualche anno c’è l’obbligo di chi effettua la revisione di segnare anche il chilometraggio percorso sembra essere una misura non troppo efficace, basti pensare a quanto risulterebbe semplice “schilometrare” una vettura con una grande percorrenza annua. Sarebbe sufficiente sostituire i normali contachilometri con quelli intelligenti collegati a internet e inviare frequentemente i chilometri delle auto su una blockchain.
Questa procedura creerebbe un certificato sicuro e digitale per ogni auto e poiché verrebbe utilizzata una blockchain, nessuno potrebbe manomettere i dati e tutti potrebbero cercare la storia di un veicolo.
La Bosch ha già sviluppato e sta testando una flotta di 100 auto tra Germania e Svizzera. Le blockchain sono ottime per tenere traccia delle cose nel tempo, quindi oltre ai contachilometri si potrebbe anche tenere traccia creando uno storico dei passaggi di proprietà.
Un’altra caratteristica delle blockchain è l’unicità del suo contenuto. Se viene inserito un documento è quello e basta, non esistono copie. Infatti le blockchain nascono proprio con questo intento, ossia quello di dare unicità ed autenticità ai documenti quindi non è escluso che un domani siano addirittura in grado di sostituire un notaio potendo confermare e verificare le firme sui documenti legali.
Esiste infatti il sito stampd.io che permette di aggiungere documenti alla blockchain di Bitcoin una volta aggiunto si può sempre dimostrare di aver creato un documento in un determinato momento.
Ogni volta che ci sono le elezioni si parla sempre dei costi e dei brogli elettorali, quindi ci si è orientati verso il voto digitale anziché che su carta attraverso l’utilizzo di computer dedicati.
Quest’ultimo sistema ha però creato problemi di sicurezza e sempre più Paesi lo hanno abbandonato tornando al cartaceo con relativo aggravio di costi. Questo perché il voto elettronico potrebbe facilmente essere manomesso o influenzato dagli hacker. Invece della carta si potrebbero utilizzare le blockchain per esprimere ed archiviare voti. Questo sistema sarebbe molto trasparente, in quanto tutti potrebbero verificare il conteggio dei voti stessi e renderebbe molto difficile la sua manomissione.
L’azienda svizzera Agorà sta già lavorando su un sistema del genere che sarà completamente a fonte aperta. Ci sono però molte incognite. innanzitutto l’identificazione degli elettori senza compromettere la loro privacy. In secondo luogo se si permettesse alle persone di votare con il proprio computer o con il proprio telefono bisogna tenere conto del fatto che potrebbero essere infettati da appositi malware creati allo scopo di manomettere il voto. E un ultimo esempio un sistema come questo deve anche essere in grado di resistere al denial of service, perché potrebbe rendere il tutto inutilizzabile.
Il denial of service è un tipo di attacco informatico in cui si fanno deliberatamente esaurire le risorse di un sistema informatico che fornisce un servizio ai client, ad esempio un sito web su un server web, fino a renderlo non più in grado di erogare il servizio ai client richiedenti.
Ma se diventasse realtà potrebbe rendere più trasparente e pratico il sistema di voto.
Nell’estate del 2011 abbiamo vissuto il caso della verdura killer che, partita dalla Germania ben presto si è diffusa in tutta Europa. I mass media italiano replicavano che per l’Italia non c’era pericolo, ma non lo dicevano per tranquillizzarci, lo dicevano perché all’epoca avevamo un sistema di tracciatura molto efficiente che purtroppo oggi non c’è più a causa della deregulation europea. L’industria alimentare potrebbe utilizzare la tecnologia blockchain per tracciare i prodotti alimentari dal momento della raccolta fino al momento della vendita al consumatore finale.
Ogni anno quasi mezzo milione di persone muoiono a causa di malattie di origine alimentare e questo è in parte dovuto al fatto che ci vuole troppo tempo per isolare il cibo potenzialmente compromesso. Le blockchain potrebbero aiutarci a creare un certificato digitale per ogni razione di cibo, dimostrando da dove viene e dove è stato. Quindi se viene rilevata una contaminazione si potrebbe risalire alla sua fonte e notificare immediatamente alle altre persone che hanno acquistato lo stesso lotto di cibo scadente.
Wal-Mark e IBM molto attive nel settore stanno attualmente lavorando su un sistema simile che ha permesso loro di risalire all’origine di una scatola di mango in soli 2 secondi rispetto a giorni o settimane, che ci sarebbero volute con un sistema tradizionale. Un sistema come questo potrebbe essere applicato anche ad altri settori per esempio per la tracciatura di prodotti normali combattendo così la contraffazione di merci e consentendo a chiunque di verificare se il prodotto proviene o meno dal produttore riportato sull’etichetta.
Un altro utilizzo che si potrebbe fare della blockchain sarebbe quello di tenere traccia dei pacchi e delle spedizioni e su questo progetto sta lavorando il gigante delle spedizioni Maersk assieme alla IBM permettendo di rendere più efficiente il commercio globale di merci.
Finora abbiamo visto i modi in cui le blockchain possono essere utilizzate per tenere traccia delle informazioni e verificarne la loro integrità. Ma le blockchain possono essere ancora più potenti quando aggiungiamo loro i famosi smart contract. Questi contratti sono piccoli programmi per computer che vivono sulla blockchain e possono funzionare quando si verificano determinate condizioni. Le compagnie assicurative potrebbero utilizzare gli Smart Contract per convalidare i reclami oppure per calcolare le liquidazioni dei sinistri. Oppure potrebbero permetterci di pagare l’assicurazione auto solo quando guidiamo. Ma va anche oltre. Con gli Smart Contract potremmo proteggere i nostri dati su una blockchain. Potremmo ad esempio archiviarci le nostre cartelle cliniche consentendo solo ai medici di accedervi quando li approviamo con una firma digitale. Allo stesso modo si potrebbe memorizzare la propria identità personale e scegliere quali dati si vuole rivelare. Ordinare alcolici in un bar, ad esempio, richiede solo che si dimostri di aver superato il limite di età legale per bere alcolici. E con uno smart contract si potrebbe fornire quella prova senza rivelare qualunque altra cosa.
Un altro campo di applicazione potrebbe riguardare gli artisti per la riscossione delle loro royalties, basterebbe che i servizi di streaming avessero due Smart Contract, uno in cui gli utenti inviano un loro abbonamento mensile e uno che tenga traccia di ciò che l’utente ha ascoltato alla fine di ogni mese. Lo Smart Contract che contiene il canone di abbonamento potrebbe automaticamente distribuire i soldi agli artisti in base a quante volte le loro canzoni sono state ascoltate.
Come abbiamo potuto vedere, la tecnologia blockchain può essere utilizzata in tanti modi diversi. Questo articolo è solo una breve panoramica di come possono essere utilizzate e non è affatto un elenco completo di tutte le applicazioni. Mi sento di poter affermare che l’unico limite alle blockchain è la fantasia.